“Fibra Etica”, il progetto che promuove l’inserimento lavorativo attraverso l’arte del cucito


“Fibra Etica”, il progetto che promuove l’inserimento lavorativo attraverso l’arte del cucito

 

Articolo di Serena Termini, pubblicato il 23 marzo 2021 su Redattore Sociale © Riproduzione riservata

 

Avviato lo scorso ottobre 2020, attraverso un percorso formativo focalizzato sulle tecniche sartoriali e sulle competenze auto-imprenditoriali, il progetto coinvolge 10 donne (3 a Catanzaro, 3 a Reggio Calabria e 4 a Palermo) che hanno acquisito competenze spendibili sul mercato del lavoro e presto svolgeranno un’esperienza di tirocinio retribuito.

Le borse “shirt shoppers” prodotte dalle utenti della cooperativa Al Revés che partecipano al progetto. Borse modello shoppers realizzate a partire da tessuti di camicie.

 

PALERMO – Cucire per iniziare un percorso di vita nuovo, che vuole andare oltre le loro fragilità. E’ l’obiettivo del progetto “Fibra Etica – tessuto sociale, inclusivo e sostenibile” sostenuto dal Fondo di Beneficenza Intesa Sanpaolo e realizzato nei territori di Catanzaro, Reggio Calabria e Palermo.

Le tre cooperative sociali coinvolte sono MEET Project di Catanzaro (www.meetproject.org) Soleinsieme di Reggio Calabria (www.soleinsieme.it) e Al Revés di Palermo.
(www.coopalreves.it), che intendono promuovere l’eticità della filiera tessile, favorendo l’inserimento lavorativo di 10 donne con fragilità sociali.

Avviato lo scorso ottobre 2020, attraverso un percorso formativo focalizzato sulle tecniche sartoriali e sulle competenze auto-imprenditoriali, le 10 donne beneficiarie del progetto (3 a Catanzaro, 3 a Reggio Calabria e 4 a Palermo) hanno acquisito competenze spendibili sul mercato del lavoro e presto svolgeranno un’esperienza di tirocinio retribuito in modalità training on the job, della durata di 6 mesi, finalizzato a consolidare le loro abilità e migliorare la loro occupabilità.

Il progetto rappresenta, inoltre, un importante segnale della capacità di collaborare da parte di chi opera nel sociale, in particolare nel periodo di pandemia quando le distanze sembrano ancora maggiori.
L’iniziativa è nata infatti durante il primo lockdown, quando le tre cooperative partner, tutte localizzate nel Sud Italia, hanno deciso di mettersi insieme e fare rete per dare un segnale di risposta alla transizione ecologica che si rende sempre più urgente.

“Noi abbiamo accolto per il progetto quattro donne con situazioni di fragilità diverse. – dice Roberta Autolitano, assistente sociale della cooperativa Al Revés -. Due di loro hanno un’età superiore ai 50 anni e per vari motivi hanno dovuto lasciare il lavoro e vorrebbero ritornare ad avere una occupazione. Poi abbiamo una donna nigeriana, mamma di una bambina, che sta facendo un percorso di inclusione sociale. Infine, a prestare il suo servizio è una persona con una patologia psichica. Dopo un primo modulo formativo sull’uso degli strumenti digitali, una parte corposa ha riguardato l’insegnamento delle basi per potere cucire e realizzare dei prodotti finiti. Adesso stiamo per avviare la terza fase che è quella relativa ai tirocini formativi. Mentre due donne lo espleteranno dentro la nostra cooperativa, per le altre due avverrà l’inserimento presso altre due realtà del terzo settore. Per tutte e quattro sono stati formulati dei progetti personalizzati rapportati al livello di competenze diverse che già avevano. Tutte, fino a questo momento, hanno mostrato grande senso di responsabilità, motivazione e voglia di imparare, raggiungendo buoni risultati”.

“Oggi il settore tessile e dell’abbigliamento rappresenta una fra le attività meno etiche e regolamentate al mondo. Negli ultimi vent’anni il consumo di abbigliamento è aumentato del 500% – sottolinea Roberta
Autolitano -. La produzione dei nostri vestiti è responsabile rispetto a una forma moderna di sfruttamento e schiavitù che colpisce soprattutto le donne: operaie che lavorano in assenza delle più basilari tutele in termini di sicurezza, diritti e retribuzione”.

Proprio per questo, nell’ambito del progetto saranno promossi momenti di sensibilizzazione finalizzati ad accrescere la consapevolezza delle comunità locali sul tema della moda etica, sia dal punto di vista dell’impiego di manodopera regolarmente contrattualizzata, sia sulle azioni concrete per promuovere una filiera tessile sostenibile. Al termine del progetto sarà lanciato il marchio etico “Fibra Etica” con il quale i partner di progetto proseguiranno a commercializzare i prodotti etici e sostenibili realizzati da loro stessi e dalle altre realtà che ne condivideranno le finalità.

Articolo di Serena Termini, pubblicato il 23 marzo 2021 su Redattore Sociale © Riproduzione riservata